Si è svolta il 16 Luglio la conferenza organizzata dal CIFI dal titolo: Analisi ed interventi per il superamento della criticità nella realizzazione della galleria naturale Orleans – Lolli.
Purtroppo ho partecipato solo a metà conferenza, ma direi la parte fondamentale perché nella prima parte altro non si è fatto che spiegare l’accaduto.
La notizia fondamentale è che le case vanno abbattute, purtroppo gli studi del prof. Barla non solo hanno mostrato dei cedimenti del terreno anche anteriori allo scavo, ma hanno evidenziato come questi cedimenti anche a scavo fermo proseguono. Tutto questo è stato possibile conoscerlo tramite sia rilevazioni gps sia grazie alla stazione totale installata in loco e che in tempo reale fornisce i dati sui cedimenti.
Altra importante aspetto analizzato da Barla è la presenza di zone di vuoto, che non si è capito se fossero già presenti o si siano create a seguito del fatto avvenuto un anno fa. Ovviamente questi vuoti potrebbero causare enormi danni e quindi si è scelto di riempirli con materiale apposito.
Il responsabile della rocksoil l’azienda che ha svolto i sondaggi ha affermato che dalle loro analisi in fase di progetto questa criticità non era emersa perché su un’estensione di 2km la zona è limitata a soli 60m
Adesso la palla passa al Comune che dovrà decidere se ricostruire le case o realizzare una variante al PRG per destinare l’area dove al momento si trovano le palazzine a giardino o area verde.
I lavori di demolizione delle quattro palazzine interessate dovrebbero partire nel mese di ottobre e i tempi di risoluzione sono tra due e tre anni.
Una volta abbattute le case sono varie le soluzioni adottabili, due sono le principali: o uno scavo a cielo aperto oppure altro jet grouting con pozzi di emungimento per abbassare lentamente il livello di falda, ma questa è una soluzione particolarmente sofisticata e non sicura.
Non sono mancati gli interventi tra i quali quello del prof. Valore che ha chiesto il motivo per cui non si era pensato di effettuare lo scavo tramite Tbm visto che i conoscitori del sottosuolo palermitano sapevano già i grossi rischi e il motivo per cui non si è scelto di congelare la falda.
Il responsabile rocksoil ha risposto che anche lui avrebbe volentieri optato per la Tbm, ma che lui non era presente in fase di scelta e che la falda purtroppo vista la sua portata, il suo alto livello di salinità e vista la grossa distanza tra il fonte di scavo e la falda, non è congelabile, anche se sarebbe sicuramente stata la migliore soluzione possibile
Per i tempi si è parlato di 21 mesi per demolire, completare lo scavo, aprire la tratta all’esercizio e realizzare il giardino. I tempi si allungano ancora di più e giungono a 36 mesi (3 anni) nel caso di ricostruzione dei palazzi demoliti
Ecco alcune tra le principali slide proiettate:
Grande Fabio! Ottimo articolo!
Domanda: le famiglie proprietarie dei palazzi da demolire si vedranno espropriare le loro case? Sembra la cosa più semplice per il comune, visto che non avrebbe bisogno di ricostruire le case ma pagare solo il risarcimento.
Si risparmierebbe tempo nella realizzazione della tratta e si aumenterebbe lo spazio verde in una zona tutt’altro che verde.
Mi dispiace solo per le famiglie costrette a lasciare le proprie case. Roba da Repubblica Popolare Cinese.
Speriamo invece che le ricostruiscano e ripristino la cortina di palazzi che c’è sempre stata. O si creerebbe un inutile, orribile buco nel tessuto urbano della zona. Nessuna necessità di creare un’area verde là.
Grande articolo. Si sarebbe risparmiato tempo se avessero già abbattuto quelle palazzine. Io spero su un’area verde al posto di quegli edifici fatiscenti.
Il danno è fatto, ora vediamo di trasformare l’handicap in vantaggio.
Dovendo entrare in variate, tanto vale prevedere una nuova fermata della metro che sia realmente di servizio al Tribunale – Capo.
La differenza in costi non dovrebbe essere eccessiva considerando che quasi certamente si procederà con uno scavo a cielo aperto e che per la messa in sicurezza della tratta metro, sarà prevista una superficie ben più ampia del singolo binario largo 4 metri per 60.
Comprendo la rabbia dei residenti che molto probabilmente saranno espropriati delle loro case, ma se la situazione geologica era già compromessa aldilà dei lavori della metro, sarebbe stata solo questione di tempo, tanto vale piangere con un solo occhio.
A mio pare sarebbe l’occasione per creare una zona a verde e una nuova fermata metro.
Un ultima considerazione: temo che con questi lavori, in ogni caso, sarà necessario sospendere per un certo periodo la tratta metro Parco D’Orleans – Notarbartolo, tanto per non farci mancare un altro disaggio.
L’attuale linea attiva Orleans-Notarbartolo è da tutt’altra parte e non è minimamente influenzata da questi lavori. Ergo, nessuna ragione perché la si debba interrompere. E motivo per cui realizzare una fermata in questa zona costerebbe un botto. Ovviamente è un’eventualità che non verrà neanche presa in considerazione.
circa 15 anni fa lavorano in un’agenzia immobiliare, avevamo un appartamento in vendita in via ten. Ingrao vicino a vicolo bernava, l’inquilina aveva la casa piena di crepe e su esse vi erano stati messi dei vetrini per verificare i movimenti del palazzo, ancora non si parlava di raddoppio del passante ferroviario
Appunto, per fortuna che il problema si è presentato in questo modo e con questi tempi. Altrimenti avremmo dovuto piangere un disastro (annunciato)